Elezioni Lavagno 2019 Di Michele il «campione» vuole fare il sindaco

David, assessore uscente e vicepresidente della Provincia, è dirigente del Pordenone Calcio, neopromosso in Serie B. 

Elezioni Lavagno 2019 Di Michele il «campione» vuole fare il sindaco
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Elezioni Lavagno 2019 Di Michele il «campione» vuole fare il sindaco. David, assessore uscente e vicepresidente della Provincia, è dirigente del Pordenone Calcio, neopromosso in Serie B.

Elezioni Lavagno 2019 Di Michele il «campione» vuole fare il sindaco

Una cosa, è certa: tra i 49 comuni veronesi che tra venti giorni andranno al voto, lui è l’unico «campione». Il solo che ha appena vinto un campionato di calcio con il suo Pordenone, da dirigente, conquistando la promozione in Serie B. David Di Michele sta infatti vivendo il suo personale momento d’oro: prima i 10 anni da assessore, poi l’elezione come vicepresidente della Provincia e la conferma poche settimane fa per il secondo mandato; infine la soddisfazione calcistica e quella di potersi candidare, in prima persona, alla guida del suo comune.

L'attacco alla Sponda

E sul concetto di «prima persona» Di Michele infiamma subito l’intervista: «Io mi candido con la mia faccia, con il mio passato e con il mio presente. Gli altri sono dei prestanome». Scusi? «Alessandra Sponda, tutti hanno capito che è la candidatura di facciata di mamma e papà: la prima presidente del Forte San Briccio, il secondo segretario del Carroccio locale». Poco galante, facciamo presente. «No, niente di personale, ma l’ho conosciuta e la ritengo inadeguata dal punto di vista amministrativo e lavorativo. Ricordo che il sindaco Albi fu costretto a ritirarle la delega assessoriale perché non era all’altezza del compito. Tuttavia si è guardata bene dal dimettersi dalle cariche che occupava in quota maggioranza, come quella al Consiglio di Bacino Verona Due: più che al bene comune pensa al bene proprio».

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Le bordate agli altri due candidati

Ma se la Sponda sarebbe, per Di Michele, la «prestanome uno», chi sono gli altri? «Marco Padovani, espressione della sinistra: sin dall’inizio cercavano un candidato alternativo e più tecnico, ma non hanno trovato nessuno e sono tornati da lui. E poi c’è Palmerino Burato, bravissimo imprenditore ma zero esperienza amministrativa ed operativa sul territorio». Chiediamo a Di Michele di guardare per un attimo in casa sua: molto rumore ha fatto la sua rottura con il sindaco uscente, Simone Albi, che non voterà per lui: «Dal punto di vista umano mi dispiace, soprattutto dopo 10 anni di amministrazione gomito a gomito durante i quali l’ho sempre supportato, ma da punto di vista politico negli ultimi due anni di mandato aveva spento il motore, pensava già ad altro... forse a Velo Veronese, dove si è andato a candidare a sindaco. Dispiace anche - continua Di Michele - che si sia esposto a vantaggio della Sponda, che proprio lui aveva ritenuto inadeguata ad amministrare: all’interno della sua lista è candidato il fratello Paolo. Noto come sia in confusione: a Lavagno il fratello corre con la Lega, a Velo lui è invece contro il Carroccio».

Il suo programma

Parlando di programma, Di Michele punta molto sul rapporto privilegiato con la Provincia: «Nessuna corsia preferenziale per Lavagno, ma essere in quegli apparati è meglio che non esserci. Voglio intervenire subito nel sociale, aiutando quelle famiglie al cui interno vi sono persone che hanno perso il lavoro. E poi potenziare ulteriormente la rete di sorveglianza con telecamere e con vere e proprie ronde autorizzate». E a chi gli dà del «favorito» cosa dice? Si «tocca» e fa gli scongiuri? «No, ringrazio. Probabilmente capiscono che io posso piacere o meno, ma tutti sanno cosa ho fatto e conoscono la mia infinita disponibilità per il mio comune». Infine il fresco dirigente di Serie B lancia il guanto sul terreno di gioco: «Vorrei fare un confronto con gli altri candidati. Io sono disponibile, e loro?».

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