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Voto storico a Verona: il Consiglio comunale revoca le mozioni "omofobe" approvate nel 1995

Sindaco Damiano Tommasi: “Il voto di ieri sera era parte del nostro programma. Mozioni ampiamente superate dalle normative vigenti. Guardiamo ora avanti con la nostra idea di città europea, aperta e inclusiva”...

Voto storico a Verona: il Consiglio comunale revoca le mozioni "omofobe" approvate nel 1995
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Un voto storico quello raggiunto nel Consiglio comunale di Verona di ieri sera. A quasi trent’anni dall’approvazione sono state definitivamente cancellate tre mozioni approvate nel 1995, in contrasto con le norme contro l’omofobia.

Voto storico a Verona: il Consiglio comunale revoca le mozioni "omofobe" approvate nel 1995

In un’aula consigliare formata dai soli componenti della maggioranza, dopo che i consiglieri di centrodestra avevano abbandonato l’aula, unico rappresentante presente il consigliere di Verona Domani Paolo Rossi, sono state definitivamente revocate le tre mozioni omofobe, tra le quali, la numero 336, che impegnava l'amministrazione comunale di Verona a “non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”.

L’ordine del giorno di revoca (approvato con 21 voti favorevoli ed 1 astenuto), di cui è prima firmataria la consigliera comunale Jessica Cugini (Verona in Comune), è stato presentato dai capigruppo di maggioranza di Partito Democratico, Lista Tommasi Sindaco, Verona in Comune e Traguardi.

“Il voto di ieri sera era parte del nostro programma e appartiene alla storia attuale di Verona – sottolinea il sindaco Damiano Tommasi –. Si tratta di mozioni ampiamente superate dalle normative vigenti, ma era significativo dare questo segnale. Guardiamo ora avanti con la nostra idea di città europea, aperta e inclusiva. Non c’è stato nessun voto contrario, questo credo che sia significativo”.

La storia

Nella narrazione dei fatti è necessario ritornare con la memoria a quasi 30 anni fa, più precisamente all’8 febbraio 1994, giorno in cui il Parlamento europeo approvò la Risoluzione A3-0028/94, con la quale veniva chiesto agli Stati membri, nonché alle istituzioni, di adottare provvedimenti per porre fine ad ogni tipo di discriminazione contro lesbiche e omosessuali, e a ogni disparità di trattamento in temi quali previdenza sociale, adozione e successione.

L’anno successivo, in seguito alla mozione 383 del 13 giugno 1995, la prima delle tre mozioni cosiddette “omofobe”, in cui si chiedeva al Comune di Verona di impegnarsi a “non consentire discriminazioni a carico di convivenze diverse da quelle fondate sul matrimonio” - salvo poi far riferimento alla sola famiglia intesa come “società naturale fondata sul matrimonio” -, veniva presentata il 30 giugno la mozione 393 in cui si sottolineava che “la sola famiglia è quella costituita dall’unione uomo e donna e non dalla convivenza”.

Due settimane dopo, il 14 luglio, fu infine approvata dal Consiglio comunale la mozione 336, con la quale veniva respinto il contenuto della risoluzione del Parlamento europeo, impegnandosi a “non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie ‘naturali’ costituite da un uomo e una donna”.

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