Il bunker anti-atomico più grande d'Italia si trova ad Affi: le foto del rifugio creato dalla Nato
Scavato nella roccia del monte Moscal, il bunker in codice militare della Nato veniva chiamato West Star e fu inaugurato nel luglio del 1966.
Non tutti i veronesi (ma non solo), sanno dell’esistenza del West Star, il sito militare costruito all’inizio degli anni ‘60 nel ventre del Monte Moscal, definito come il più grande bunker antiatomico d’Italia.
Il bunker anti-atomico più grande e sicuro si trova ad Affi
Inutile negarlo, la guerra in Ucraina sta destando molta preoccupazione. Se da un lato si è mossa una grande macchina di solidarietà, basta pensare che da Verona è partito in questi giorni il primo Tir carico di beni di prima necessità per l’Ucraina, dall’altra molte persone hanno il terrore che il conflitto possa degenerare al punto tale di dare il via a una Terza Guerra Mondiale.
Non solo, in queste settimane sono molte le persone che cercano sul web se sono disponibili delle tute antiatomiche oppure come creare un bunker o dove trovarne uno pronto da usare. Proprio perché uno dei grandi timori è che i bombardamenti possano colpire e danneggiare le centrali atomiche ucraine.
Non tutti però sanno che nel piccolo Comune di Affi (2.360 abitanti), nel ventre del Monte Moscal è presente il West Star, l’ex base Nato in grado di resistere a 100 chilotoni, 5 volte tanto la bomba sganciata su Hiroshima. Il bunker segreto del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa è stato progettato tra il 1958 e il 1960 e successivamente costruito tra il 1960 e il 1966.
Il bunker segreto
Scavato nella roccia del monte Moscal, il bunker in codice militare della Nato veniva chiamato West Star e fu inaugurato nel luglio del 1966. Veniva utilizzato come posto comando con centro trasmissioni strategico e controllo per l'organizzazione e la direzione delle esercitazioni Nato.
Con i suoi 13mila metri quadrati di estensione era in grado di ospitare, in caso di guerra, 500 persone, tra civili e militari. Il bunker era stato progettato come base di comando in caso di attacchi nucleari, chimici e batteriologici. L'attività operativa a West Star in tempo di pace si svolgeva su 24 ore con due turni da 12 ore.
La struttura
La base aveva tre ingressi: alfa, beta e quello di emergenza. L'entrata Alfa, che è situata oltre il cancello nel bosco, è collegata con l'entrata Beta attraverso un tunnel di mille metri di lunghezza che veniva percorso con un trenino elettrico o con pulmini e vetture munite di motore a scoppio. Al centro del tunnel (il sito più visitato d'Italia in occasione delle Giornate Fai) c'è l'accesso al bunker che è sviluppato su 3 livelli: piano terra, primo piano ed un piano inferiore con cunicoli ad altezza uomo per far passare i cavi e gli impianti.
La particolarità è che i due livelli principali avevano una forma a 8 e ogni sezione era suddivisa per classi di sicurezza dove servivano delle speciali autorizzazioni per accedere. Nel bunker era sempre attivo un sistema di ventilazione forzata in sovrapressione, in modo che la pressione atmosferica all'interno fosse leggermente superiore a quella esterna.
Ma quanto tempo posso sopravvivere le persone all’interno del bunker senza mai uscire? La base era stata pensata per far sopravvivere 400 persone per 15 giorni. Erano state realizzate 4 vasche, in grado di conservare 120.000 litri di riserva d'acqua. Era stato inoltre realizzato un piccolo eliporto dove, al suo interno, sono presenti una cucina, un bar, una mensa, l’infermeria e anche i dormitori.
Dismesso nel 2007
Il West Star è rimasto sotto la responsabilità del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa di Verona fino al 1999. Il 1 luglio 2004 passò poi al CAIS (Comando alleato interforze sud) a Verona, fino allo scioglimento del comando. Fu successivamente affidato al al JFCNP (Allied Joint Force Command Naples) e la manutenzione fu affidata allo SDNEI di Verona (Support Detachment North East Italy).
Nel novembre del 2004 si svolse l'ultima esercitazione e nel 2007 è stato dismesso dalla Nato. Successivamente dal 2007 al 2018, è stato gestito dal V Reparto Infrastrutture della difesa italiana con sede a Padova. Nel febbraio del 2010 la giunta della Regione Veneto ha stanziato 300mila euro, per la valorizzazione turistica culturale del rifugio anti-atomico.
Foto: Fortificazioni.net