Il Comune "dalla parte" dei detenuti: a gennaio 2024 un tavolo tecnico per prevenire suicidi in carcere
A testimoniare le precarie condizioni del penitenziario veronese c'è un ex detenuto, che ha trovato nel lavoro una vera e propria salvezza
I suicidi commessi negli ultimi quattro mesi nel penitenziario di Verona hanno spinto il Comune a costituire un tavolo tecnico che si riunirà a gennaio 2024.
Indetto un tavolo tecnico per la prevenzione al suicidio nelle carceri
Dopo il terzo suicidio in un mese commesso da un detenuto lo scorso 5 dicembre 2023 entro le mura della casa penitenziaria di Verona, dove si trova anche l'assassinio di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta, è arrivato un grido di aiuto da parte di tutti i carcerati.
Un esposto al Tribunale di Sorveglianza, firmato a più mani da chi, in quella prigione del capoluogo scaligero, non si sente più al sicuro.
Una situazione di grande emergenza quella nata a seguito di quattro suicidi avvenuti da agosto 2023 a Verona, che ha spinto l'Amministrazione comunale a convocare a gennaio 2024 un tavolo tecnico proprio su Montorio. Tra i partecipanti anche il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
La testimonianza di un ex detenuto
Un disagio fortemente vissuto da parte di tutti i carcerati, soprattutto dai compagni di cella che hanno assistito ai suicidi dei loro amici.
A raccontare la sua testimonianza al Tg regionale Rai c'è Tarik Didu, ex detenuto di Verona:
"Era il mio compagno di cella che è morto, mentre altri due che hanno tentato di togliersi la vita erano nella mia stessa sezione, ma per fortuna sono stati salvati in tempo".
Anche Tarik spiega delle precarie condizioni in cui versa la casa penitenziaria del Montorio, che a seguito del Covid sta risentendo di mancanza di lavoro nonché di assenza di personale sufficiente a sostegno di quei soggetti con disagi psichici.
Se Didu ce l'ha fatta, a liberarsi da brutti pensieri, è grazie al lavoro messo a disposizione dalla Cooperativa di servizi educativi Panta Rei, che collabora con il carcere veronese organizzando due laboratori di cucina.
Adesso Trik fa il cuoco in un ristorante della città: un'occupazione che gli ha salvato la vita.
Anche i dati italiani parlano chiaro: chi lavora in carcere torna a delinquere nel 2% dei casi, ma per chi non lavora la probabilità di commettere altri reati sale purtroppo al 70%.
Il lavoro dentro può essere una delle prime occasioni ed opportunità per creare una possibilità di riscatto.
Il lavoro come riabilitazione del carcerato
Avere un'occupazione lavorativa già durante gli anni da scontare in carcere rappresenta un percorso professionalizzante che può essere la via migliore per combattere la recidiva e creare opportunità per una vita diversa per i carcerati.
Molti progetti di aziende e cooperative coinvolgono già tante persone detenute, ma ciò non basta. Bisognerebbe incentivare sempre più opportunità lavorative che mirino al reinserimento graduale dei detenuti nella società.