"Chiuso per ingiustificata psicosi", pasticceria abbassa la serranda per qualche giorno, 50% del fatturato in meno
Prodotti freschi invenduti
"Chiuso per ingiustificata psicosi", pasticceria dice no alla fobia da Coronavirus.
"Chiuso per ingiustificata psicosi", pasticceria abbassa la serranda per qualche giorno, 50% del fatturato in meno
In questi giorni la città di Verona sembra deserta rispetto al flusso di turisti che ci sono solitamente. Sono numerose le attività commerciali che hanno visto ridursi l'affluenza dei clienti che preferiscono restare barricate in casa. La pasticceria Camesco di Corso Porta Nuova, vedendo il 50% in del fatturato e vedendosi costretta a gettare i prodotti freschi realizzati, ha deciso di dire "basta" alla psicosi da Coronavirus e ha abbassato la serranda per qualche giorno.
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L'indignazione
Sulla serranda abbassata della pasticceria si può vedere il foglio on scritto: "Chiuso per ingiustificata psicosi". La spiegazione dalla pasticceria arriva immediatamente attraverso i social:
"Per qualche giorno abbiamo deciso di tenere chiusa la nostra Pasticceria situata in centro città per questa isteria collettiva ingiustificata per “colpa” del famoso Coronavirus. In questi due giorni abbiamo avuto una perdita del fatturato superiore al 50%. Abbiamo buttato al vento chili di prodotti freschi preparati alla mattina, per due giorni e allora abbiamo deciso a malincuore di chiudere qualche giorno per non avere un ulteriore perdita, oltre che di incasso anche di prodotti".
Dalla pasticceria però fanno anche una raccomandazione:
"Non fate ulteriore polemica sulle cose perse, non con me almeno che mi occupo di fare il possibile per aiutare il prossimo nel quotidiano, quando parlo di chili buttati parlo in senso figurato. Quando parlo di chili buttati parlo di soldi persi pagando la meteria prima e chi si occupa di produrre il prodotto finale, parlo di soldi persi non di prodotto. Quello che poteva essere commestibile per le successive 24 ore è stato portato via dai miei dipendenti o portato a casa per i nostri parenti, per il resto vi informo che la merce da un locale non può uscire, anche se dato in beneficenza, senza la documentazione necessaria, già una volta donando del cibo ad una casa famiglia abbiamo avuto una tirata d’orecchie dalle autorità preposte quindi vi invito a non polemizzare ulteriormente su questo passaggio. Purtroppo siamo in Italia e ci sono prassi da rispettare anche sulla donzazione del cibo, soprattutto con le nuove normative degli allergeni. Vi ricordo che, se questo terrorismo psicologico andrà avanti per settimane, come già detto da molti giornalisti che si occupano di economia le piccole e medie imprese chiuderanno. E io non ho voglia di lasciare senza lavoro tutti i miei dipendenti per colpa di questa follia. Perché le tasse, l’affitto, i fornitori e i costi fissi sono da pagare ogni mese e in un’ azienda come la nostra,che ormai tanto piccola non è più, le spese sono alte e se ci troviamo in una situazione simile per più di un mese rischiamo di crollare. Vi prego quindi, di iniziare ad usare un po’ di buon senso e di non chiudervi in casa come se ci fosse un attacco atomico in corso, per poi trovarvi in 2000 nello stesso capannone a fare la spesa per un intero reggimento in guerra. Noi intanto continuiamo a lavorare in laboratorio nella speranza che tutto torni alla normalità velocemente".