Lotta alle baby gang, "papà coraggio" assieme a Croce che avvia una petizione per la sicurezza
Quello della delinquenza e delle baby gang è un problema che può riguardare ogni famiglia ed è giusto che si intervenga alla fonte del problema aiutando i ragazzi in percorsi di recupero.
Il presidente del movimento civico Prima Verona, nonché già Presidente di AGSM, Michele Croce, insieme al fratello Andrea Croce, presidente della Commissione sicurezza della Terza Circoscrizione e delegato nello stesso ambito all'interno del Movimento civico, erano sabato 5 febbraio 2022 al gazebo in Piazza Bra, per tornare ad accendere i riflettori sul tema della sicurezza.
Lotta alle baby gang, "papà coraggio" assieme a Croce
Assieme a loro c'era anche il “papà coraggio” Mario (nome di fantasia), il primo che ha denunciato il fenomeno delle baby gang e della microcriminalità in città e in tutta Italia.
“Verona ha un problema di sicurezza e bisogna agire adesso - spiega Michele Croce -. Ecco perché Prima Verona propone una petizione per rendere di nuovo vivibili i nostri quartieri. Dopo i gravissimi fatti delle settimane scorse, con vandali che continuano a tagliare le gomme delle auto, baby gang che imperversano per la città e l'accattonaggio diffuso, cosa ha fatto concretamente il Sindaco Sboarina? Condannare questi fatti non basta più, bisogna agire - ecco perché Prima Verona – continua Croce – ha deciso di raccogliere le firme per una petizione con proposte concrete per dare finalmente una scossa a questo sindaco”.
“Mia figlia faceva parte di una baby gang”
Ed è proprio “papà coraggio” a spiegare di aver scoperto che la figlia 14enne faceva parte di una baby gang:
“Mia figlia tornava a casa alla sera tardi, non studiava, andava in giro con le amiche e ho scoperto che andava a fare furti, ha anche picchiato delle ragazze. Purtroppo si è resa anche lei responsabile di qualche atto vandalico in giro per Verona. Ovviamente sono cose da ragazzini che non hanno niente di meglio da fare. Io ho scoperto che mia figlia faceva parte di una baby gang perché la mamma di una sua compagna di classe mi aveva chiamato per dirmi che mia figlia aveva picchiato la sua. E’ difficile trovare la vera motivazione che porta questi giovani a fare queste azioni, secondo me la causa principale è stato il lockdown, molti ragazzi di Verona sono stati rovinati. Un altro problemi secondo me sono anche le canzoni che ascoltano e i social che portano dei messaggi totalmente errati. Ora mia figlia sta uscendo da questa situazione”.
La petizione
Le tre proposte della petizione prevedono l'istituzione della figura del vigile di quartiere, che pattugli il territorio e sia un punto riferimento per i cittadini. L'attivazione di un sistema di controllo del vicinato tramite gruppi Whatsapp, al cui interno ci siano segnalatori delle forze dell'ordine che sappiano come intervenire e infine ordinanze contingenti e urgenti che possono risolvere in maniera immediata situazioni di emarginazione e disagio.
“I nostri concittadini devono sentirsi tranquilli ad uscire di casa la sera o a lasciare la macchina in strada – conclude Croce -. Bisogna intervenire subito con azioni concrete che mettano un freno a questa deplorevole situazione”.
Andrea Croce che ha raccontato la sua quotidianità, in costante contatto con i cittadini e i quartieri:
“Ogni giorno ricevo segnalazioni di residenti che sono preoccupati per il degrado e l'abbandono in cui sono lasciate molte zone delle città e questo genera insicurezza e spesso nasconde nicchie di microcriminalità. Come consigliere di Circoscrizione spesso ho cercato di farmi mediatore di questi disagi, ma spesso le segnalazioni sono cadute nel vuoto, e così i cittadini perdono fiducia nelle amministrazioni e smettono di denunciare”.
“Papà coraggio” ha spiegato perché ha deciso di sostenere la petizione di Prima Verona:
“Iniziative come questa raccolta firme sono importantissime per permettere ai cittadini di dire la loro e cercare di spingere chi amministra ad intraprendere azioni concrete e decise. Quello della delinquenza e delle baby gang è un problema che può riguardare ogni famiglia ed è giusto che si intervenga alla fonte del problema aiutando i ragazzi in percorsi di recupero”.