La replica

Parla il rider che ha pedalato per 50km: "Ma quale sfruttamento! Io amo il mio lavoro"

Il cliente, l'ex assessore, ha raccontato la sua versione. Ma ora ha deciso di parlare il rider in questione... E quanto emerge è un quadro molto diverso

Parla il rider che ha pedalato per 50km: "Ma quale sfruttamento! Io amo il mio lavoro"
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Il cliente, l'ex assessore di Verona, Andrea Bassi, ha raccontato la vicenda che l'ha visto come inconsapevole protagonista: ordina una cena a domicilio, alcuni panini, e il rider è costretto a pedalare per 50 chilometri prima di arrivare nell'abitazione dell'ex politico. Vederlo arrivare trafelato è un colpo al cuore e quindi decide di mettere nero su bianco in un post.

Un post su Facebook che fa letteralmente il giro del web diventando virale. Fine della storia? Non esattamente. Sì, perché il rider in questione, letti gli articoli pubblicati anche sulla stampa nazionale, ha voluto dire la sua. E ha letteralmente ribaltato la situazione. Quello che ha dichiarato è decisamente interessante...

Parla il rider che ha pedalato per 50km: "Ma quale sfruttamento! Io amo il mio lavoro"

Prima di tutto un piccolo passo indietro. La vicenda risale a qualche giorno fa. L'ex assessore veronese Andrea Bassi pubblica un post su Facebook per denunciare quanto per lui è un vero e proprio sfruttamento. In pratica si è servito della consegna a domicilio attraverso una nota azienda del settore. Peccato che il rider abbia dovuto percorrere 50 chilometri in bici per recapitargli i panini ordinati.

"Vi voglio raccontare un fatto incredibile che mi è successo ieri sera e che mi ha fatto davvero riflettere su quanto lo sfruttamento delle multinazionali sia molto più vicino alla nostra realtà di quel che pensiamo."

Apre così il post di denuncia su Facebook Andrea Bassi, l'ex consigliere regionale della Lega e poi in Fratelli d’Italia fino al dicembre 2021, quando si è dimesso da assessore del Comune di Verona. Il post, pubblicato venerdì, fa riferimento a una vicenda che è avvenuta la sera prima, quando l'ex assessore ha ordinato del cibo da una catena di fast-food su un'app di consegne a domicilio.

Questo il contenuto integrale del post di Bassi:

"Per questioni pratiche, ordino online presso una nota catena di fast-food optando (per la prima volta nella mia vita) di ricevere il tutto a casa. La catena però non effettua consegna diretta ma si avvale di altre realtà. Sono le 18.40 circa e la consegna stimata è dopo un'oretta, ma non ho alcuna fretta...

Alle 20.50 il fattorino doveva ancora arrivare. Decido di chiamare la catena di fast-food per chiedere spiegazioni di un simile ritardo. Si sono ovviamente scusati, mi hanno spiegato che il problema non dipendeva dal loro personale e mi hanno però garantito che entro poco la cosa sarebbe stata risolta.

Alle 21.10 circa, finalmente, l'applicazione inizia a segnalare l'avvicinamento (molto lento) del fattorino alla mia abitazione. Scendo bellicoso in strada pronto per chiedergli se fosse andato a farsi prima un giro sulla Luna, ma ad un tratto rimango di sasso, basito: il ragazzo (italianissimo) era a bordo di una bicicletta, tra l'altro parecchio carente sotto il profilo della sicurezza. Ho poi pure capito che era oberato di consegne e che ha dovuto attraversare praticamente l'intera città di Verona, per correre al fast-food, prendere la mia cacchio di cena, portarmela sotto casa e poi tornare nel capoluogo per chissà quale altro giro. Ovviamente l'incazzatura si è subito trasformata in pena e quasi angoscia che, se lo avessi avuto, gli avrei prestato pure un motorino....

Morale? Ho deciso che mai e poi mai più utilizzerò questo tipo di servizio. Non tanto per il rischio di ritardi o disguidi (che possono accadere, ci mancherebbe), ma soprattutto per non rischiare di avallare, seppur inconsapevolmente, un simile sistema che in queste condizioni rasenta lo schiavismo!"

Questa è la versione del rider

 

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