A Vago di Lavagno l'ultimo saluto ad Alessandra Spiazzi e al figlio Andrea Feltre
La tragedia è avvenuta lo scorso 20 settembre 2024: la 58enne, dopo aver sparato al figlio 15enne, ha rivolto la pistola contro sé stessa togliendosi la vita
Chiesa gremita a Vago di Lavagno nel pomeriggio di mercoledì 2 ottobre 2024 per l'ultimo saluto ad Andrea Feltre e Alessandra Spiazzi, il 15enne e la 58enne al centro del dramma familiare dello scorso 20 settembre, quando la mamma ha sparato al ragazzo nella loro abitazione e poi si è tolta la vita.
A Lavagno l'ultimo saluto ad Alessandra Spiazzi e al figlio Andrea
Le esequie funebri si sono svolte a partire dalle 16 nella chiesa parrocchiale di Vago di Lavagno.
Centinaia di persone hanno partecipato alla veglia funebre per ricordare mamma Alessandra e il figlio Andrea, facendo sentire tutto il supporto possibile a Luciano, papà e marito. La cerimonia è stata presieduta dal parroco, don Cristian Tosi, che nella sua omelia ha detto:
"Una foresta di mani si è alzata dalla nostra comunità parrocchiale: le mani di un opportuno silenzio, le mani della discreta vicinanza, le mani della sospensione del giudizio, le mani della riservatezza e sobrietà, le mani di uno sguardo introspettivo sulle proprie fragilità, ma soprattutto le moltissime mani della preghiera".
All'arrivo delle due bare, bianca per il ragazzo, i giovani del gruppo scout di cui faceva parte il 15enne hanno posto sul feretro i vessilli dell'associazione. Attorno alla bara anche i compagni del liceo di Verona frequentato da Andrea.
Donati gli organi del ragazzo
La Commissione ospedaliera aveva accertato morte cerebrale del 15enne: il giovane era stato gravemente ferito da un colpo di pistola sparato alla nuca da sua madre nella loro villetta in via Galilei. Alessandra Spiazzi, 58 anni, aveva poi rivolto la pistola contro di sé togliersi la vita.
Papà Luciano, vigile del fuoco, aveva immediatamente dato l’autorizzazione all’espianto degli organi di suo figlio: un gesto d’amore di una persona conosciuta e stimata da tutti in paese, che ha voluto donare ad altri la speranza di vivere.
Subito si è messa in moto la macchina organizzativa dell’azienda sanitaria e sono state contattate le persone che erano in lista per un trapianto. Medici, infermieri e strumentisti sono stati richiamati in servizio per lavorare in diverse sale operatorie.
La dinamica di quel tragico pomeriggio
"I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Verona, unitamente a quelli della locale Compagnia, sono intervenuti presso una villetta sita in via Galileo Galilei dove tramite il 112 era stato richiesto l’intervento a seguito del rinvenimento del cadavere di una donna e di un ragazzo ferito gravemente, da parte del marito/padre.
Giunti sul posto i Carabinieri del Nucleo Investigativo-Sezione Investigazioni Scientifiche, sotto le direttive di questo Ufficio, presente personalmente sul posto con il sostituto procuratore di turno, hanno proceduto ai rilievi acclarando che la donna, una 58enne del luogo era deceduta a seguito di colpo d’arma da fuoco al capo, mentre il figlio quindicenne era stato soccorso dal 118 e trasportato al nosocomio di Verona Borgo Trento in gravissime condizioni e in pericolo di vita, anch’egli ferito gravemente da colpo d’arma da fuoco al capo.
Sul posto è stata rinvenuta e sequestrata una pistola, già detenuta dal padre (deceduto) della donna, sulla quale sono in corso gli accertamenti del caso. Nel contesto delle investigazioni sono state compiute svariate attività d’indagine , quali acquisizioni di informazioni da congiunti e persone informate sui fatti e acquisizioni di videoregistrazioni al fine di ricostruire nel dettaglio gli eventi. Il marito e padre è stato sentito come persona informata sui fatti.
Al momento l’ipotesi indiziaria più accreditata è quella del tentato omicidio del ragazzo compiuto dalla madre che poi si è suicidata, la donna da tempo aveva problemi sanitari. Nessuno allo stato è stato iscritto sul registro indagati".
Secondo quanto si apprende dalla nota ufficiale dei Carabinieri, il marito della 58enne e padre del 15enne era, dunque, in casa quando sono stati esplosi i due colpi in cucina, ma non avrebbe assistito alla sparatoria.
Luciano Feltre, 60 anni, è stato sentito a lungo in caserma come testimone e ha contribuito a delineare le possibili cause di quanto avvenuto. Secondo gli inquirenti, comunque, non c’erano stati segnali che facessero prevedere questo dramma familiare.
Ancora molti gli interrogativi
Restano diversi gli interrogativi su quanto accaduto nei giorni precedenti la tragedia. Alcuni vicini hanno parlato di discussioni frequenti tra madre e figlio, ma nulla che potesse presagire un tragico finale. Ancora, il sospetto che Alessandra stesse attraversando un periodo di depressione.
"La donna da tempo aveva problemi sanitari."
Queste le parole del Comandante dei Carabinieri di Verona, Antonio Sframeli, che ha diramato un aggiornamento sul caso di Vado di Lavagno emerso nel pomeriggio di venerdì 20 settembre.
Negi ultimi tempi la 58enne non assumeva più i suoi farmaci e pare avesse saltato diversi appuntamenti con gli specialisti. Dunque, si è trattato di un raptus di rabbia dettato da una precaria condizione mentale? Oppure di un finale già programmato da tempo? Cosa potrebbe aver spinto Alessandra a un gesto così drammatico?
L'arma del delitto
Le indagini proseguono anche per inquadrare correttamente perché la 58enne avesse a disposizione una pistola carica di proiettili. L'arma apparteneva al padre defunto della Spiazzi, ma per qualche motivo non era mai stata regolarmente denunciata e restituita alle autorità.
È possibile che non fosse in casa, ma da un'altra parte: forse nella vecchia abitazione di famiglia. Alessandra, da quanto emerso, non aveva alcuna dimestichezza con le armi da sparo. Eppure ha esploso al primo tentativo quei due colpi che hanno ferito gravemente il figlio e ucciso lei.