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Bandiera Rsi Verona, +Europa scaligera: "Inaccettabile, così come il silenzio del sindaco"

Gli esponenti veronesi del partito prendono posizione contro il gesto provocatorio dell'estrema destra di ieri. E attaccano Sboarina.

Bandiera Rsi Verona, +Europa scaligera: "Inaccettabile, così come il silenzio del sindaco"
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Nel dibattito suscitato dalla provocazione di alcuni estremisti di destra di ieri a Verona, si inserisce anche +Europa.

Non si placa l'eco delle polemiche

+Europa Verona prende posizione nei confronti del grave gesto di ieri, quando è stata issata una bandiera della Repubblica Sociale Italiana su un pennone esterno allo Stadio.

“75 anni sono ormai passati, ma alcuni nostri concittadini ancora rimpiangono quello che era un governo fantoccio vassallo della Germania Nazista.” - Così valutano quanto accaduto Giorgio Pasetto, Coordinatore +Europa Verona, e Nicola Massella, membro del Coordinamento scaligero - “Parliamo del simbolo del regime collaborazionista di Salò ma anche dell’ennesima dimostrazione di connivenza con il nazismo e il fascismo da parte di forze politiche cittadine che mai intervengono con parole di condanna su tali atti.”

+Europa così come la stragrande maggioranza degli Italiani e dei Veronesi, ieri hanno festeggiato, pur rimanendo a casa, la Liberazione dell’Italia dal Fascismo e dall’occupazione tedesca. Anche molti cittadini che si riferiscono a ideali di destra hanno condiviso la celebrazione dei valori della Resistenza.

"Si dimentica il valore della Resistenza"

“Si dimentica sistematicamente che la Resistenza è stato un movimento in cui erano presenti non solo comunisti ma anche liberali, monarchici, cattolici, socialisti e chi senza un’ideologia precisa lottava contro l’occupazione straniera della propria Patria” afferma Nicola Massella. “Per questo, è inaccettabile questo continuo tentativo di svuotare il significato del 25 Aprile allargandolo, come ha fatto il Sindaco durante le celebrazioni, al ricordo delle vittime del Coronavirus, riprendendo quanto già affermato dal Senatore Ignazio Benito Maria La Russa.” – continua Giorgio Pasetto - “L’ennesimo silenzio assordante del primo cittadino di Verona sul gesto della bandiera dell’RSI getta nuovamente discredito sulla nostra città contribuendo ad alimentare l’immagine di Verona roccaforte nera.”

+Europa Verona chiede, quindi, che il sindaco, anziché tentare parallelismi assurdi tra la liberazione dal nazifascismo e liberazione dall’epidemia in corso, ribadisca con forza i valori di libertà su cui è fondata la Repubblica Italiana. Sboarina dimostri di essere il Sindaco di tutti e non solo dei nostalgici del nazismo e del fascismo. Sono
ora necessarie parole di ferma condanna rispetto a quanto avvenuto.

La storia

La gravità del gesto, ribadisce +Europa, "si mostra appieno solo conoscendo la storia di Verona, città in cui la RSI affonda le sue radici". Fu infatti proprio nella città scaligera che tra il 14 e il 15 novembre 1943 Castelvecchio si tenne il primo congresso del Partito Fascista Repubblicano e che, sempre nello stesso luogo furono processati sei membri del Gran Consiglio del Fascismo che il 25 luglio 1943 avevano votato la sfiducia a Benito Mussolini. Nell’ex palazzo dell’Istituto Nazionale Assicurazioni in Corso Porta Nuova 11 si trovava il principale centro operativo delle forze di polizia tedesche (Gestapo) dislocate nell’Italia occupata. Qui, alle dipendenze di Heinrich Himmler, comandante delle SS e della Gestapo, si insediò il generale delle SS Wilhelm Harster, che coordinò l’attività di repressione tesa a stroncare ogni forma di resistenza contro l’occupazione tedesca e il governo collaborazionista di Salò. Nel medesimo edificio, agli ordini del capitano Theodor Dannecker e poi del maggiore Friedrich Boßhammer, entrambi ufficiali delle SS, aveva sede l’ufficio del IV B4, la struttura organizzativa incaricata di dare la caccia agli ebrei in Italia. Le cantine del palazzo INA, utilizzate come celle, furono per tanti prigionieri l’anticamera della deportazione e, in molti casi, della morte.
I forti San Leonardo, San Mattia e Santa Sofia vennero adibiti dai tedeschi a prigioni. Nel Forte San Leonardo vennero trucidati numerosi patrioti.

La testimonianza

Uno di loro, Giuseppe Bonizzi, prima di venire condotto alla fucilazione lasciò questo ultimo scritto:

«Per il Governo della nuova Italia. Fra pochi minuti sarò assassinato per la sola colpa di essere un vero Italiano, da un plotone di esecuzione tedesco. Non dimentichi il nuovo governo e sappia della mia lunga agonia, della vedovanza di mia moglie madre dei miei due piccoli figli. Le atrocità commesse contro di me e contro tanti altri buoni italiani non si possono dire a parole e non si potranno immaginare. Raccomando la mia famiglia rimasta priva del suo unico sostegno domiciliata a Caprino Veronese. Viva l’Italia libera dalla tirannide tedesca». Questo a 75 anni di distanza noi festeggiamo, Viva l’Italia Libera!

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