Concentrazioni PM10, il livello più elevato registrato a San Bonifacio
La causa più plausibile dell’aumento delle polveri è l’arrivo di aria densa di polveri sottili di origine non antropica, ma naturale (polveri desertiche), trasportata dalle correnti orientali
A partire da venerdì 27 marzo 2020, le concentrazioni di PM10 registrate dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria del Veneto sono state molto elevate, ben al di sopra del doppio del valore limite giornaliero.
Il picco maggiore si è registrato sabato
Nella giornata di sabato 28 marzo 2020, caso molto raro, tutte le centraline della rete regionale hanno superato il valore limite giornaliero, raggiungendo la concentrazione più elevata a VE-Sacca Fisola (147 µg/m3); le concentrazioni hanno oltrepassato i 100 µg/m3 in tutta la regione, tranne che nella zona alpina e prealpina. Nella giornata di domenica 29 marzo 2020, le concentrazioni di PM10 si sono mantenute alte, con il livello più elevato registrato a San Bonifacio (185 µg/m3). Concentrazioni della stessa portata o maggiori sono state riscontrate anche in altre regioni, in particolare in Friuli, in Emilia Romagna e nelle Marche. Tutto questo in un contesto apparentemente favorevole alla dispersione degli inquinanti e in presenza, nei giorni precedenti, di concentrazioni di PM10 sostanzialmente inferiori ai 20 µg/m3.
Un aumento repentino delle polveri sottili
L’aumento delle polveri sottili, repentino ed anomalo per il periodo, registratosi a partire da venerdì scorso, è un fenomeno che ha interessato, oltre alle regioni adriatiche già menzionate, anche la penisola balcanica. Le cause di questo episodio di elevate concentrazioni di PM10 sono quindi da ricercarsi non a livello locale, ma in processi di ampia scala. Fino alla mattina di venerdì 27 marzo 2020, in Veneto hanno soffiato venti forti o anche molto forti dai settori orientali (in prevalenza nord-est). Tali correnti, associate ad una depressione inizialmente posizionata sul Tirreno, hanno convogliato sul Veneto l’aria presente sulla penisola Balcanica. Si tratta di venti di Bora, che hanno trasportato aria densa di polveri, già presente sulla penisola Balcanica. Dal pomeriggio di venerdì, i venti in Veneto si sono attenuati, ma il flusso è rimasto in prevalenza orientale. L’attenuazione del vento ha ridotto il rimescolamento, ma questo non è sufficiente a giustificare il repentino aumento delle concentrazioni di polveri, soprattutto in questa stagione, nella quale solitamente il rimescolamento è garantito anche dal soleggiamento diurno. La causa più plausibile dell’aumento delle polveri è l’arrivo di aria densa di polveri sottili di origine non antropica, ma naturale (polveri desertiche), trasportata dalle correnti orientali. Dalle simulazioni modellistiche a grande scala, risulta che potrebbe trattarsi di polveri provenienti dai deserti asiatici confinanti con il Mar Caspio.
Il livello di allerta rimane verde
La probabile origine naturale del particolato è rafforzata dal fatto che in questi ultimi giorni si è avuto un incremento molto significativo del PM10, mentre il PM2.5 è aumentato poco, segno che le polveri di questi giorni sono grossolane, compatibili con un’origine terrigena. Il passaggio di una saccatura in arrivo dall’Europa settentrionale nella giornata di ieri (lunedì 30 marzo 2020), associata a qualche precipitazione soprattutto in montagna e all’intensificazione dei venti, favorirà un maggior rimescolamento ed il ricambio della massa d’aria, con un conseguente netto calo delle concentrazioni di polveri sottili, che dovrebbero riportarsi su valori inferiori al valore limite giornaliero. Per quanto riguarda il bollettino PM10, poiché non sono stati raggiunti i 4 superamenti consecutivi in nessuna delle centraline della rete, il livello di allerta rimane verde su tutta la Regione. Questa valutazione è rafforzata dal fatto che la dispersività dell’atmosfera va via via aumentando e le concentrazioni di polveri nei prossimi giorni sono previsti in diminuzione.
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