Operazione Leonida

Escort, denaro e regali in cambio di appalti truccati nel settore rifiuti, a Verona indagato anche il direttore di Amia

Ennio Cozzolotto e un suo collaboratore avrebbero favorito illecitamente la società di Reggio Emilia divulgando informazioni riservate all'imprenditore reggiano

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L'Operazione Leonida, condotta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura di Reggio Emilia, ha esaminato presunte irregolarità nell'assegnazione diretta di commesse pubbliche a un'azienda reggiana operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Le indagini hanno portato a cinque misure cautelari, di cui una agli arresti domiciliari e quattro misure interdittive, coinvolgendo tre pubblici ufficiali. Nel mirino dei finanzieri sarebbe finito anche il direttore di Amia Verona Ennio Cozzolotto e un suo collaboratore.

Presunti appalti truccati nel settore rifiuti

Lo scorso 16 aprile 2024 oltre 90 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Emilia hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari nei confronti di cinque persone.

Nel dettaglio, un arresto domiciliare e quattro interdittive: provvedimenti emessi dal GIP di Reggio Emilia su delega della locale Procura della Repubblica diretta dal dott. Calogero Gaetano Paci, nell'ambito delle attività a tutela della spesa pubblica.

La cosiddetta "Operazione Leonida" è stata organizzata nelle province di Reggio Emilia, Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena. Il tutto è nato da un contesto investigativo relativo a presunte irregolarità nell’affidamento diretto di commesse pubbliche in via esclusiva ad un’azienda reggiana, operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Indagate dieci persone

A essere sotto indagine sono finite dieci persone: cinque privati e cinque pubblici ufficiali, collegati a tre imprese pubbliche coinvolte, che in cambio di denaro o altre utilità avrebbero favorito l'azienda di Reggio Emilia nell'ottenimento di grandi contratti.

Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari di Reggio Emilia ha preso le seguenti misure:

  • Per i soggetti privati: un imprenditore è stato posto agli arresti domiciliari, mentre un secondo non potrà risiedere nella Provincia di Reggio Emilia e Parma per un anno, oltre ad essere bandito dall'attività imprenditoriale per un anno.
  • Per i pubblici ufficiali: un tecnico di un ente pubblico è stato sospeso dal suo incarico per un anno, mentre due altri funzionari sono stati sospesi per otto mesi.

L'imprenditore di Reggio Emilia utilizzava varie forme di corruzione, come pagamenti in denaro, regali e ospitalità in hotel o ville di sua proprietà, oltre ad organizzare cene con escort, offrire biglietti per partite di calcio e buoni benzina, e fornire lavori retribuiti al di fuori dell'impiego pubblico.

L'impresario è stato, dunque, accusato di sfruttamento della prostituzione per aver utilizzato escort come strumento di corruzione.

Nel mirino anche due veronesi, tra cui il presidente di Amia

Tra gli indagati figurano anche il direttore di Amia (azienda che gestisce i servizi di igiene urbana tra cui raccolta, trasporto, trattamento, recupero, valorizzazione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel territorio di Verona e nei Comuni di Boscochiesanuova, Cerro Veronese, Grezzana, San Giovanni Lupatoto, Villafranca e Sant'Ambrogio di Valpolicella), Ennio Cozzolotto. Con lui, un collaboratore esperto membro della commissione.

Ennio Cozzolotto, direttore di Amia Verona

Secondo quanto emerso dalle indagini della Finanza, i due veronesi avrebbero favorito illecitamente la società Ecologia Soluzione Ambiente Spa di Reggio, influenzando il processo amministrativo e divulgando informazioni riservate all'imprenditore reggiano Enrico Benedetti, presidente della suddetta società, riguardanti una manifestazione di interesse per la fornitura di cassonetti usati da 3200 litri di tipo OMB.

Questa manifestazione di interesse era stata avviata tramite una procedura negoziata sotto soglia indetta da Amia Verona Spa il 1º giugno 2023, firmata da Cozzolotto, con una base d'asta fissata in 180mila euro più IVA.

Il giudice ha, quindi, ordinato perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni dei due indagati, nonché in altri luoghi ritenuti pertinenti o frequentati da loro, alla ricerca di documenti o dispositivi informatici utili alle indagini.

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