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Mette in vendita la sua Maserati a Castelnuovo del Garda ma viene raggirato e derubato di 10mila euro

Il malvivente asseriva di avere origini russe e che si trovava in Italia in quanto proprietario di alcune ville e sale slot.

Mette in vendita la sua Maserati a Castelnuovo del Garda ma viene raggirato e derubato di 10mila euro
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I Carabinieri della Stazione di Peschiera del Garda hanno tratto in arresto B.M., un 49enne di origine sinti, pregiudicato, residente a Castelnuovo del Garda, dando esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere disposta dal G.I.P. del Tribunale di Verona, poiché ritenuto responsabile di furto aggravato in concorso, ai danni di un imprenditore.

L'annuncio sul web

I fatti si sono svolti a Castelnuovo del Garda lo scorso mese di settembre, all’interno di un appartamento dove la vittima si era recata per avviare le operazioni preliminari relative alla vendita di un’auto e ricevere contestualmente una caparra. Qualche mese prima, infatti, aveva pubblicato sul sito internet “Autoscout” l’annuncio con il quale metteva in vendita la sua autovettura, una lussuosa Maserati, al quale rispondevano diverse persone e, tra queste, una particolarmente interessata che lo contattava telefonicamente chiedendogli di vedere l’autovettura, pertanto concordavano di incontrarsi il giorno successivo a Castelnuovo del Garda.

All’appuntamento, accompagnato da un ragazzo che presentava come suo figlio, il presunto acquirente visionava il veicolo mostrandosi molto interessato. Nell’occasione, probabilmente per impressionare positivamente la vittima, asseriva di avere origini russe e che si trovava in Italia in quanto proprietario di alcune ville e sale slot.

L'avvio della compravendita

Nella circostanza, stabilivano un nuovo incontro per il giorno successivo sempre a Castelnuovo, questa volta presso l’abitazione dell’acquirente, per dare avvio alla compravendita, stabilendo il prezzo a 37.000 euro. Sul pagamento, l’acquirente rappresentava che avrebbe preferito suddividere la cifra e possibilmente pagare con denaro contante; il venditore, tuttavia, precisava che al massimo avrebbe potuto ricevere soltanto un anticipo in contanti ma la restante cifra sarebbe dovuta essere versata esclusivamente mediante assegno circolare. Concordavano, quindi, una caparra da 17.000,00 euro in contanti e i restanti 20.000,00 con assegno circolare, al momento del passaggio. Sempre nella stessa circostanza, essendo a suo dire proprietario di una sala slot, l’acquirente rappresentava di avere la necessità di cambiare delle banconote di piccolo taglio pari a 10.000 euro, pertanto, proponeva all’ignaro imprenditore l’operazione di cambio per il giorno successivo in occasione dell’incontro concordato. Quest’ultimo, probabilmente, rassicurato anche dal vivo interesse mostrato dall’uomo nel voler concludere l’acquisto dell’auto, accettava di soddisfare la cortesia richiestagli.

E' stato ricevuto da una donna e un ragazzo

L’imprenditore, come concordato, il giorno successivo si recava presso l’abitazione dell’acquirente dove veniva ricevuto da quest'ultimo insieme ad un ragazzo e ad una donna. Mentre maneggiava la documentazione della stipula della scrittura privata relativa alla vendita dell’autovettura, l’acquirente gli chiedeva se avesse portato con sé anche il denaro da cambiare. La vittima, istintivamente, lo estraeva dalla valigetta e lo appoggiava su un tavolo davanti a sé ma, quasi in una frazione di secondo, mentre rispondeva alla donna che continuava a chiedergli se volesse del caffè o dell’acqua, si accorgeva con la coda dell’occhio che l’uomo, dopo aver afferrato il denaro, fulmineamente si dirigeva verso la porta dell’appartamento allontanandosi dal luogo.

Allarmato da questo comportamento, chiedeva lumi alla donna e al ragazzo rimasti in casa i quali tentavano di rassicurarlo spiegandogli che il loro congiunto si era allontanato per andare a prendere i contanti che gli avrebbe poi consegnato come caparra per l’acquisto dell’auto.
Di lì a poco il ragazzo riceveva una telefonata da parte di suo padre con la quale gli diceva di informare l'imprenditore di aver avuto un imprevisto e che quest’ultimo lo avrebbe dovuto raggiungere in un noto centro commerciale della zona per riscuotere la somma pattuita come caparra.

La richiesta di soccorso

La vittima, tuttavia, avendo compreso di essere stato derubato, decideva di chiamare i Carabinieri attendendoli nei pressi dell’abitazione. I militari, raggiunto il luogo e ragguagliati su cose fosse accaduto, bussavano alla porta dell’abitazione in questione che veniva aperta dalla donna e dal ragazzo che si trovavano seduti comodamente sul divano all’interno dell’appartamento e, su esplicita richiesta dei Carabinieri, negavano di aver mai visto prima la vittima.
Il derubato, appena allontanatosi dal luogo insieme ai militari, veniva più volte raggiunto telefonicamente dal finto acquirente per chiedergli di non andare via in quanto stava per tornare per consegnargli i soldi della caparra, attesa che tuttavia si rivelava vana in quanto sia l’imprenditore che i militari, pur rimanendo nei pressi dell’abitazione fino a tarda serata, non vedevano arrivare nessuno.

Gli accertamenti

I Carabinieri della Stazione di Peschiera del Garda, una volta ricevuta la denuncia, avviavano una serie di accertamenti che consentivano di identificare senza ombra di dubbio in B.M. l’autore del furto di denaro e ricostruire il ruolo della donna che aveva preso parte al piano criminale, nonché quello del ragazzo, un minore di 16 anni, la cui condotta veniva denunciata alla Procura della Repubblica dei Minori di Venezia.
Le investigazioni condotte dai militari consentivano di dimostrare che costoro erano costantemente dediti alla commissione di reati di questo genere, come se fosse un vero e proprio lavoro, in quanto gli stessi non avevano mai svolto alcuna attività lavorativa, peraltro, B.M., soltanto tre giorni prima di portare a termine il colpo, si trovava agli arresti domiciliari.
I gravi indizi di colpevolezza raccolti dai militari consentivano, quindi, l’emissione del provvedimento cautelare a carico di B.M. che, una volta tratto in arresto, veniva condotto presso il carcere di Verona Montorio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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