L'ALLARME A VERONA

Citrobacter all'ospedale di Verona: non è lo stesso batterio che uccise quattro bambini tra il 2018 e il 2020

Le analisi hanno confermato che il microrganismo responsabile della colonizzazione è diverso da quello che causò conseguenze fatali

Citrobacter all'ospedale di Verona: non è lo stesso batterio che uccise quattro bambini tra il 2018 e il 2020
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Lo scorso 3 maggio 2024 a Verona era scattata nuovamente l'allerta per il Citrobacter, lo stesso batterio che tra il 2018 e il 2020 all'ospedale Borgo Trento contagiò un centinaio di neonati, provocando 4 morti e riportando disabilità a una decina di piccoli.

Quattro anni dopo, tre neonati prematuri assistiti presso la struttura veneta avevano presentato un risultato anomalo al test per la ricerca del Citrobacter koseri.

L'ultimo aggiornamento lo scorso 8 maggio, quando soltanto un bimbo era ancora positivo ma non infetto.

Ieri, lunedì 28 maggio, l'esito del test sul genoma del batterio: la nuova colonizzazione è dovuta a un microrganismo diverso da quello del 2018-2020. Ancora tanta la preoccupazione tra i neo-genitori.

Citrobacter all'ospedale di Borgo Trento

Arriva la conferma: il microrganismo responsabile dell'infezione in terapia intensiva neonatale all'ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento è il Citrobacter Koseri, fratello ma non gemello di quello che provocò, nel 2020, la morte di quattro bimbi e disabilità a una decina di piccoli.

La nuova colonizzazione di inizio maggio 2024 può essersi, dunque, verificata in ospedale per svariati motivi.

"Come è noto e come descritto dalla letteratura scientifica - scrive la struttura in un comunicato stampa ufficiale - questo batterio è ubiquitario nel senso che si trova ovunque e prolifera nell’intestino umano e animale. La colonizzazione di inizio maggio è dovuta quindi ad un microorganismo che può essere arrivato in ospedale attraverso molteplici vie dal momento che è circolante ovunque. La sua diffusione avviene solo per contatto e non per via aerea, ed è un germe a bassa resistenza ambientale (sulle superfici muore subito) ed è sensibile ai normali disinfettanti."

L'azienda ospedaliera sostiene il funzionamento di tutti i sistemi di sorveglianza messi in atto nelle ultime settimane. L'attivazione immediata dei protocolli previsti nel caso di tamponi anomali ha, dunque, evitato la trasmissione dell'infezione ad altri neonati.

Ecco la nota ufficiale pubblicata dall'ospedale di Borgo Trento

"E’ tecnicamente sbagliato dire che il Citrobacter koseri sia sempre rimasto annidato in Tin dal 2020 ad oggi. Da allora la sorveglianza dei rigidi protocolli interni hanno sempre cercato il batterio e per 4 anni non è mai stato trovato nell’ambiente. Nemmeno dai primi di maggio ad oggi, quando dopo la identificazione del batterio nei tamponi di sorveglianza dei tre prematuri senza infezione sono scattate le misure straordinarie di sorveglianza. Non c’è traccia di Citrobacter koseri nell’acqua potabile, né dai rubinetti né nei sifoni di scarico. Non c’è traccia sulle superfici (lavandini, culle, termoculle, dispositivi elettromedicali, ecc), e i campioni sono sempre stati negativi persino sull’aria (nella remota ipotesi della vaporizzazione).

I tamponi sui pazienti in ingresso nella TIN vengono eseguiti di norma per conoscere i batteri che colonizzano i neonati prematuri e non includono solo il Citrobacter koseri ma anche altri batteri, per esempio Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, o Pseudomonas aeruginosa, che possono provocare delle infezioni molto gravi e talora letali. Dopo i primi tre prematuri positivi ai tamponi intestinali, tutti i neonati presenti in Tin sono risultati negativi e nessun altro ricoverato è stato contagiato. Tutti gli altri tamponi, che si eseguono in altre sedi del corpo, sono sempre risultati negativi in tutti i ricoverati. I tamponi sulle gestanti sono per legge su base volontaria e per questo è difficile individuare la sorgente del contagio, dal momento che questo batterio è normalmente presente nel corpo umano in forma innocua ma può essere pericoloso nei soggetti fragili come i prematuri.

Le misure ordinarie e straordinarie messe in campo. Non si è verificato nessun caso di trasmissione ad altri neonati perché sono immediatamente scattati i protocolli aziendali previsti nel caso di risultati dei tamponi anomali. Queste le principali misure: attivazione organizzativa (Gruppo Infezioni Ospedaliere e Commissione Infezioni Ospedaliere), attivazione procedure immediate di isolamento, pulizia e disinfezione straordinarie con concentrazioni più elevate di cloro, rinforzo della vigilanza con azioni dirette di osservazione giornaliera, in particolare per: aderenza alle procedure di igiene delle mani, aumento della frequenza dei tamponi nei neonati, ripetizione dei campionamenti ambientali su diverse matrici (acqua distribuita, latte formula), superfici (termoculle, dispositivi medici e apparecchiature elettromedicali), sistemi di scarico dei lavandini, anche alla luce delle informazioni raccolte con l’inchiesta epidemiologica e relative al percorso di presa in carico dei singoli neonati (dalla sala parto alla terapia intensiva).

La ricerca del Citrobacter koseri viene fatta da 4 anni in maniera radicale nei reparti dell’Ospedale della donna e del bambino, con protocolli organizzativi che minimizzano il rischio di infezioni di patologie neonatali. I dati del network nazionale in cui è inserita anche la Tin di Borgo Trento confermano l’efficacia delle misure. Gli ultimi dati disponibili del 2022 mostrano che a fronte del 13,2% di infezioni in Italia, a Verona il rischio è attestato al 3,2%.

Anche se tutti i campioni sull’acqua sono negativi, AOUI ha optato per l’implementazione di misure preventive d’avanguardia per la riduzione delle infezioni ospedaliere, con l’eliminazione dei lavandini in prossimità dei posti letto in Terapia Intensiva Neonatale. Ricordiamo comunque che, prudenzialmente, da anni tutti i neonati vengono lavati solo con acqua sterile. Inoltre, già da ieri è in funzione lo sportello informativo per le partorienti e i loro familiari per avere indicazioni cliniche e scientifiche sulla possibilità di partorire a Borgo Trento, soprattutto per chiarire la differenza tra colonizzazione e infezione."

"Il sistema aziendale ha prodotto una immediata risposta"

"L’azzeramento totale del rischio Citrobacter koseri è nei fatti impossibile da perseguire - ha spiegato il dott. Luca Brizzi, direttore Igiene e Prevenzioni dei rischi - proprio perché si tratta di un microrganismo ubiquitario. E’ ovunque nelle persone e nel mondo. Il vero obbligo per una struttura sanitaria pubblica è quello di avere una organizzazione talmente dettagliata di ricerca e di vigilanza da intervenire tempestivamente. Ed è quanto avvenuto a inizio maggio, quando il sistema aziendale ha prodotto una immediata risposta al dato anomalo della Microbiologia. Avevamo già in atto tutte le misure necessarie di interruzione della catena di trasmissione, un livello di sorveglianza che non è standard ma che qui esiste e che abbiamo ulteriormente innalzato”.

La preoccupazione tra i neo-genitori e non solo

Tanta la preoccupazione tra i neo-genitori e non solo. C'è chi, tra il 2018 e il 2020, aveva perso il proprio bimbo proprio a causa del Citrobacter. Come Francesca Frezza, mamma della piccola Nina portata via nel 2019 dal batterio.

Da anni Francesca si espone sui social a favore di maggiore chiarezza su quanto avvenuto quel tragico anno. L'ultimo post pubblicato ieri, martedì 28 maggio 2024, a seguito della nota stampa dell'ospedale sopra citata riguardante l'efficacia delle misure di contenimento del contagio.

"Dolore e indignazione. Se aveste fatto dal 2018 al 2020 quanto oggi affermate di aver fatto , i nostri figli oggi sarebbero con noi, quanto dolore. Penso ai giorni passati in un reparto che pensavo essere un’eccellenza. Penso a come sia potuto accadere. Penso al perché, a certe persone, che si credono Dio e non medici, sia concesso di esercitare una così nobile professione. Penso alle molte, moltissime differenze tra ospedali d’Italia. Penso alle sofferenze procurate a noi e chissà a quanti altri. Ma ci sarà presto il tempo in cui di persona ci rivedremo e forse almeno in parte ridarò a Nina la dignità che tanto le avete negato. Penso e pensiamo molto altro... ma Vi pensiamo anche noi".

Frezza ha anche partecipato ad un servizio del programma televisivo "Le iene" andato in onda nella serata di ieri, 28 maggio. La paura è quella che si ripeta lo stesso copione del 2019, anno della scomparsa della sua Nina.

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