Confcommercio e Fipe Verona furibonde per il Dpcm: "Misure insensate”
Dall'inizio del lockdown ad oggi, livello nazionale, sono stati già persi 24 miliardi di euro di fatturato.
Servono immediatamente indennizzi proporzionati alle perdite subite.
Effetti devastanti per l'economia
Il presidente di Confcommercio Verona, Paolo Arena ha deciso di esprimere la sua contrarietà al Dpcm che è entrato in vigore oggi, lunedì 26 ottobre 2020:
"E' stato superato ogni limite, la chiusura dei pubblici esercizi alle 18 è totalmente insensata e avrà effetti devastanti sull'economia tutta e sul tessuto sociale. È insostenibile! Ristoratori, baristi, pasticcieri, gelatieri, non sono untori e hanno garantito finora il rispetto delle norme investendo di tasca propria per la sicurezza delle imprese, ben 7.000 solo nella provincia di Verona, elemento strategico per il turismo e per l'indotto. Dall'inizio del lockdown ad oggi, livello nazionale, sono stati già persi 24 miliardi di euro di fatturato. E con le attuali nuove limitazioni potrebbero perdersi 470 milioni al mese, per un totale stimato dalla Federazione Fipe in 2,7 miliardi di euro, con il rischio chiusura per 50 mila imprese a livello nazionale. Una scelta disastrosa, quella del Governo, anche perché disperazione e rabbia stanno montando da Nord a Sud".
Si potevano ascoltare le Regioni
Come ha ribadito anche il Governatore Luca Zaia durante la conferenza stampa di oggi, il Governo non ha ascoltato la proposta di chiudere gli esercizi alle 23. Arena ha infatti affermato:
"La proposta delle Regioni di far chiudere gli esercizi alle 23 era di buon senso, come ha ribadito anche il Governatore del Veneto Zaia. Un input che come Confcommercio Verona lanciamo è quello di estendere l'apertura fino alle 23 prevedendo la prenotazione obbligatoria. Altrimenti si creeranno situazioni anche paradossali: dove andranno a mangiare gli ospiti degli alberghi che non fanno ristorazione, ad esempio?".
Duro colpo per Fieracavalli
Il duro impatto dell'emergenza in corso sulla categoria dei grossisti dell'Horeca, oltre che sulle sale da ballo, ferme da mesi. Pesantissimo poi lo stop anche per palestre, piscine, centri termali. Altra categoria oramai allo stremo è quella degli organizzatori di eventi, quali congressi e meeting, per non parlare del mondo fieristico: per Verona un altro duro colpo nel mese di Fieracavalli. Arena ha aggiunto:
"Abbiamo il timore che agendo in maniera così ossessiva solo ed esclusivamente sulle solite categorie, quasi fossero imprese di serie C non si raggiunga l'obiettivo da tutti auspicato, quello di tenere sotto controllo la curva epidemiologica. Non si è agito, ad esempio, sulla inadeguatezza dei trasporti pubblici, prevedibile ma non affrontata nella giusta maniera preferendo utilizzare, seppure fortemente, solo raccomandazioni".
Settore allo stremo
E' prevista una manifestazione per mercoledì 28 ottobre 2020 alle 11.30 dove i gestori dei pubblici esercizi occuperanno Piazza Bra e i “salotti” di altre 9 città in una iniziativa organizzata da Fipe per ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire. Gli esercenti manifesteranno in modo statico e nel rispetto delle norme, per spiegare che il piatto è vuoto e il settore è allo stremo. Il presidente della Fipe-Confcommercio di Verona, Paolo Artelio ha spiegato:
"La risposta all’emergenza Covid19 non può essere semplicemente più chiusure, perché non è sostenibile per la nostra economia e per le nostre imprese Servono immediatamente indennizzi proporzionati alle perdite subite per mettere le imprese messe in ginocchio dalla seconda crisi Covid nelle condizioni di superare il crollo di fatturato. Non dimentichiamo, inoltre, la situazione disperata di discoteche e locali di intrattenimento, per i quali ancora nulla è stato previsto per scongiurarne la chiusura definitiva. Le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d'imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d'azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale. Ma non siamo certo ottimisti, tenendo conto di quanto è stato fatto per il nostro settore fino ad ora: poco per non dire nulla. Da non sottovalutare il rischio che fenomeni di malaffare, in un momento così difficile, si insinuino nella filiera del turismo. Noi non cerchiamo ‘elemosine’ ma la dignità di essere riconosciuti per il nostro lavoro. Le promesse del Premier Conte devono trasformarsi in fatti concreti ora, subito”.
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