Nogara

Confermata la condanna all'infermiera che aveva somministrato la morfina al neonato

Confermata la condanna all'infermiera che aveva somministrato la morfina al neonato
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Nel marzo 2017 tutta la Provincia di Verona era sotto shock per la notizia.

Confermata la condanna all'infermiera

Sono passati quattro anni dalla vicenda. La Corte d’Appello di Venezia ha confermato la condanna a 3 anni e 3 mesi per Federica Vecchini, l’infermiera di Nogara accusata di avere somministrato morfina a un neonato nel reparto di Terapia intensiva neonatale  al Policlinico di Borgo Roma.

Era la notte tra il 19 e il 20 marzo 2017 quando l'infermiera Federica Vecchini di Nogara, allora 43enne, avrebbe somministrato morfina ad un neonato mandandolo in overdose e in blocco respiratorio.

Il piccolo, di appena un mese, era ricoverato in neonatologia a Borgo Roma, nel box 1 (quindi sarebbe stato dimesso l’indomani) ma improvvisamente va in arresto respiratorio. L’equipe medica non capisce il motivo mentre i momenti sono drammatici e il bambino rischia di morire.

A un certo punto l’infermiera, madre di tre figli piccoli, ordina di somministrare il Naxolone, un farmaco che inibisce la morfina e ne determina anche il dosaggio. Fortunatamente il bambino si riprende. Di lì a poco partì subito un’inchiesta interna all’azienda sanitaria; il neonato risulta positivo agli oppiacei, i quali non erano mai stati prescritti e che, soprattutto, non erano necessari visto lo stato di salute in cui si trovava.

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L'arresto e le accuse

L'infermiera era stata arrestata il 3 agosto 2017 e il 4 agosto alle 10.30 era stata sottoposta all’interrogatorio di garanzia insieme al suo legale, Massimo Martini. Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi interrogatori e Vecchini aveva fatto ricadere la colpa sulla sua collega De Grandis, asserendo che lei gli aveva dato in custodia il neonato per mezz'ora, bambino che non era di sua competenza.

Vecchini ha poi affermato di non aver mai dato al bambino la morfina, che è un antidolorifico ma che avrebbe dato il benzodiazepine.

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L'infermiera aveva poi parlato della sua situazione familiare difficile, spiegando che anche in ospedale si sapeva che si stava separando e fu lì che Vecchini fece il nome di Lauriola, del reparto di Terapia Intensiva neonatale, che, secondo quanto affermato da Vecchini, le consigliò di addossarsi la colpa in modo tale da risolvere la situazione in ospedale perché, in caso contrario, se il marito avesse saputo qualcosa avrebbe potuto anche decidere di toglierle l'affidamento dei figli.

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