Protesta Dpcm Verona, ristoratori e baristi in Piazza Bra: "Vogliamo lavorare!" - VIDEO e GALLERY
Folla in particolare di ristoratori e baristi (ma non solo) a Verona per protestare contro le misure restrittive del Governo: "Non vogliamo morire di fame".
Manifestazione appena conclusa in Piazza Bra a Verona per protestare contro il Dpcm Conte.
Sboarina: "Non si può neanche morire di fame"
"Non si deve morire di Coronavirus, ma non si può neanche morire di fame". E' la sintesi estrema, ripresa anche nel suo intervento dal sindaco di Verona, Federico Sboarina, dell'umore che si respirava stamattina, mercoledì 28 ottobre 2020, in Piazza Bra a Verona per la manifestazione che ha visto mobilitarsi, dopo l'approvazione dell'ultimo Dpcm Conte, il popolo delle partite iva, in primis ristoratori e baristi, ma anche gestori di palestre e molte altre categorie colpite dalle restrizioni.
"Siamo contro provvedimenti privi di logica - ha detto Sboarina - E io sono qui per essere vicino alla mia comunità".
L'intervento di Ramponi a nome dei ristoratori
Concetti ribaditi nel suo intervento anche da Leopoldo Ramponi, presidente dell'associazione ristoratori di Confcommercio Verona:
"Non ci fanno lavorare e non ne capiamo il motivo, non è chiaro il perché il virus diventi 'cattivo' la sera e di giorno invece più inoffensivo. Noi chiediamo solo di poter tornare a lavorare".
Un intervento accompagnato dagli applausi e dalle urla di libertà della piazza.
Il commento di Confcommercio
"E' stato superato ogni limite, la chiusura dei pubblici esercizi alle 18 è totalmente insensata e avrà effetti devastanti sull'economia tutta e sul tessuto sociale. È insostenibile!".
Questo era stato il commento a caldo del presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena al Dpcm che entra in vigore oggi, lunedì 26 ottobre.
"Ristoratori, baristi, pasticcieri, gelatieri, non sono untori e hanno garantito finora il rispetto delle norme investendo di tasca propria per la sicurezza delle imprese, ben 7.000 solo nella provincia di Verona, elemento strategico per il turismo e per l'indotto. Dall'inizio del lockdown ad oggi, livello nazionale, sono stati già persi 24 miliardi di euro di fatturato. E con le attuali nuove limitazioni potrebbero perdersi 470 milioni al mese, per un totale stimato dalla Federazione Fipe in 2,7 miliardi di euro, con il rischio chiusura per 50 mila imprese a livello nazionale. Una scelta disastrosa, quella del Governo, anche perché disperazione e rabbia stanno montando da Nord a Sud".
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