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Panda Raid Verona, annullata la partenza verso il Sahara per l'uguaglianza di genere

Decisione unilaterale che ha lasciato l’intero gruppo deluso

Panda Raid Verona, annullata la partenza verso il Sahara per l'uguaglianza di genere
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Panda Raid Verona, partenza annullata a causa del Coronavirus.

Panda Raid Verona, annullata la partenza verso il Sahara per l'uguaglianza di genere

La giornata di domenica 8 marzo 2020 sarebbe dovuta essere quella del primo tratto di gara per le quattordici Fiat Panda4x4 veronesi iscritte alla dodicesima edizione di Panda Raid 2020, l’annuale prova rallystica cross country di lunga distanza e resistenza che si snoda nel deserto del Sahara. L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus e la decisione unilaterale dell’organizzazione di gara, però, le hanno costrette a desistere.

Sabrina Tumolo, presidente della scuderia Company Rally Team, che partecipava alla spedizione con quattro vetture ha reso noto:
"Abbiamo provato in ogni modo a conservare il nostro posto, eravamo anche disposti ad accettare il rischio di esser fermati al porto di Nador per i controlli medici, ma Automode Events S.L. (la società spagnola titolare del marchio Panda Raid ed organizzatrice dell’omonima competizione, ndr) ci ha fatto chiaramente capire che non intendeva accogliere tra loro dei cittadini italiani, così come sta accadendo a tanti nostri connazionali nel mondo". Commenta così la decisione unilaterale da parte degli organizzatori di escludere tutti gli italiani.

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Ivano Griso, presidente della scuderia Omega (che nel gruppo aveva sette vetture in partenza), aggiunge:

"Certo, è comprensibile che un’organizzazione sportiva possa non sentirsi preparata ad affrontare un’emergenza sanitaria nel deserto, ma allora perché escludere solo gli italiani e non cancellare del tutto la competizione, come sta avvenendo in molti altri eventi sportivi e non?".

In effetti il trattamento che i team d’Italia hanno ricevuto dagli organizzatori ha lasciato tutti amareggiati come sportivi, come appassionati e come italiani.
I fatti: con l’incombere dell’emergenza Coronavirus, lunedì 24 febbraio 2020 gli equipaggi del gruppo Panda Raid Verona hanno inviato richiesta scritta all’organizzazione di conoscere quale fosse la loro posizione in merito alla partecipazione dei team italiani, rimarcando che desideravano mantenersi iscritti a proprio rischio.

L'amara decisione

La risposta dell’organizzatore è stata:

"Al momento confermiamo la celebrazione della prossima edizione di Panda Raid nelle date dal 6 marzo al 14 marzo 2020, oggi il team dell'organizzazione continua a lavorare per la realizzazione dell'evento. Possiamo confermare, oggi, che Marocco non ha chiuso i suoi confini e tutto continua normalmente. E attualmente la Spagna non considera la chiusura dei confini, ma non possiamo rispondere per gli stati governativi e le loro decisioni in futuro".

Già il giorno successivo, martedì 25 febbraio 2020, la società ha tuttavia cambiato idea inviando una seconda comunicazione, che riportiamo in stralcio qui di seguito:

"Il perdurare della crisi sanitaria del Coronavirus in Italia ci costringe a prendere la decisione, per quei team italiani che volontariamente richiedono di non partecipare a Panda Raid, di effettuare il rimborso completo della registrazione (o conservarlo per l'edizione Panda Raid 2021). Questo ritiro volontario deve essere comunicato entro e non oltre il 27 febbraio. Se arriverà la decisione della dogana marocchina di bloccare l'accesso definitivo alle squadre italiane, tutti i team che non hanno richiesto il ritiro volontario non potranno richiedere l'importo pagato per la registrazione".

Ponderati i rischi sanitari ed economici della rinuncia, tuttavia, anche dopo questa seconda email il gruppo Panda Raid Verona ha deciso compatto di mantenere in essere la propria adesione, attrezzandosi in proprio anche con una copertura sanitaria integrativa che tutelasse i partecipanti. Anche a costo di essere gli unici italiani a partecipare, il gruppo lombardo-veneto non voleva mollare.
Passata anche la data del 27 senza ulteriori contatti, nella mattinata di venerdì 28 l’organizzazione ha infine informato in modo perentorio che:

"Viste le informazioni precedenti comunicate alle squadre italiane (quasi tutte hanno richiesto la cancellazione volontaria), oltre ai recenti blocchi di navi dall'Italia al Marocco, e come ultimo minuto le informazioni che ci sono arrivate dalle compagnie di assicurazione secondo cui la loro politica esclude i danni causati da epidemie e pandemie, non garantendo il diritto all'assistenza sanitaria o alla responsabilità civile per l'evento; l'organizzazione Panda Raid non può accettare tutti questi rischi medici e di responsabilità, quindi facendo un grande sforzo finanziario, per motivi di causa maggiore, procede al rimborso del 100% dell'importo di registrazione solo ai team italiani".

Una decisione unilaterale, quest’ultima, che ha lasciato l’intero gruppo deluso e amareggiato per la disparità di trattamento, oltre che per i danni economici.

Tentativo al Sahara Racing Cup 2020

"Come fondatrice del gruppo Lady Rally Verona" aggiunge infine Sabrina Tumolo "mi rincresce anche di aver perso la possibilità di portare in un contesto internazionale lo slogan Stop Women Violence contro la violenza di genere: un messaggio che già da tempo porto avanti nell’ambito motoristico veronese e che in questa edizione avrebbe avuto un significato molto speciale, visto che la prima tappa del rally era prevista proprio nel Women’s Day dell’8 marzo 2020, Giornata internazionale dei diritti della donna".
Nonostante la delusione, tuttavia, gli irriducibili hanno deciso di raccogliere la sfida dovuta al microscopico virus e si stanno riorganizzando. Buona parte degli equipaggi sono intenzionati a confermare la propria presenza al Sahara Racing Cup 2020 che si svolgerà in Tunisia a partire dal prossimo 28 Marzo. Tutti confermano anche l’intenzione di iscriversi a Panda Raid 2021 per riconquistarsi l’avventura che si sono persi quest’anno. Sulle Panda gli equipaggi del gruppo continueranno a sventolare con orgoglio il Tricolore e con esso il valore dello sport, dell’educazione e dell’insegnamento, uniti al rispetto per le donne e per i diritti fondamentali dell’uomo.

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