Citrobacter Verona: 7 medici della struttura ospedaliera indagati dalla Procura
Secondo quanto emerge dalla relazione di una delle due commissioni che sono state nominate direttamente dalla Regione Veneto per indagare sulla diffusione del Citrobacter, il batterio killer si era annidato all’interno di un rubinetto dell’acqua.
Sono sette i medici indagati dopo i numerosi casi di Citrobacter all’ospedale della Donna e del Bambino.
Citrobacter Verona
Sono sette i medici che sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Verona con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario all’interno dell’inchiesta aperta dopo i casi di Citrobacter all’Ospedale della donna e del bambino dove hanno perso la vita Nina, Alice e Tommaso mentre moltissimi altri bambini sono stati “danneggiati” dall’infezione. Si parla di un "focolaio epidemico" che ha coinvolto 89 neonati.
A essere indagati sono gli ex vertici e medici della struttura ospedaliera che sono già oggetto di provvedimenti amministrativi, nello specifico si tratta dell’ex direttore generale Francesco Cobello, che è l’attuale direttore della Fondazione Scuola Sanità Pubblica, il direttore medico della struttura Giovanna Ghirlanda, Chiara Bovo, ex direttore sanitario che ora è alla direzione della funzione ospedaliera a Schiavonia, Stefano Tardivo, risk manager della struttura , Evelina Tacconelli direttore di Malattie Infettive, il primario di Pediatria Paolo Biban e Giuliana Lo Cascio, ex primario di Microbiologia e Virologia.
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Le precedenti sospensioni
Per fare chiarezza sulla vicenda del Citrobacter all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, nella giornata di venerdì 4 settembre 2020, degli ispettori del Ministero della Salute si erno recati all’ospedale, nel frattempo la direzione dell’Azienda Ospedaliera Univesitaria Integrata di Verona aveva deciso di agire con la presa di posizione ufficiale decidendo di sospendere in via cautelare il primario e due dirigenti.
Virus annidato in un rubinetto
Secondo quanto emerge dalla relazione di una delle due commissioni che sono state nominate direttamente dalla Regione Veneto per indagare sulla diffusione del Citrobacter, sembra che il batterio killer si sia annidato all’interno di un rubinetto dell’acqua. Il rubinetto che veniva regolarmente utilizzato dal personale che lavorava nella Terapia Intensiva all’interno dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, “custodiva” al suo interno il batterio killer.